Parking Luna

*

Una poesia originale e nuova, a tratti quasi pittorica e di grande potenza evocativa, quella che il lettore riesce a cogliere in questa silloge vincitrice del concorso “Rassegna di Letteratura 20/02/2002”, indetto dalla Casa Editrice ArpaNet in collaborazione con Mondadori. La sua immediatezza è anche la sua autenticità, testimonianza di una vita sofferta, di esperienze reali qui sublimate in un canto di non resa.

M.J.

*

L’Autore si presenta:

“Sono nato a Roma il 14/11/1957. Ho concluso gli studi classici, con la fortuna di aver conosciuto, nel triennio del liceo, come insegnante d’italiano e latino, la professoressa e poetessa Jolanda Insana, che certamente è riuscita a infondermi la sua forte passione per la poesia.
Ho frequentato l’università nel periodo caldo del cosiddetto ’77, e quella è stata l’esperienza più dura, importante e formativa della mia vita.
Come quasi tutta la mia generazione ne sono uscito devastato. Schiacciato e stritolato tra l’eroina, la violenza di Stato e quella delle BR.
Ho vissuto in pieno tutto il riflusso Craxiano riuscendo a sopravvivere e resistere anche grazie alla poesia.
Per un lungo periodo legato alle conseguenze sempre ingravescenti di una rara malattia genetica di cui sono affetto sin dalla nascita, ho soltanto scritto poesie senza mai uscire dall’ombra in cui mi ero ricacciato.
Poi è nata quella cosa straordinaria che è la rete, che mi ha dato la possibilità di uscire allo scoperto. Oggi collaboro stabilmente con due riviste letterarie virtuali: “Pseudolo” e “Poiein”.

*

Epidemia

La mia casa è infetta
Parete calcinata
Mattone pizzicato
Fazioso e condannato.
La mia casa è chiusa. Chiusa alla magia
Chiusa al destino all’ospite inatteso
Al portico al vetro
A lampade nel retro.
La mia casa è demenza
Roipnol eroico dell’invadenza
Clonazione del reale
L’odore penetrante
Sparato dalle fiale
Soggetta alla carogna
Seguace del rimorso
Epidemia scommessa
Di grazia e di conforto



Bandoli e Matasse

Nel feroce ordito dei bisogni
Forzato tessitore dei miei sogni
Ulisse il giorno Penelope la notte
Facevo e disfacevo la mia sorte
Ma al fuso sgangherato di cotenna
Conocchia ed arcolaio di Caienna
Dove il Tempo dipana la sua tela
S’arrende la farfalla della seta



Banane Luminose

È denso vorticare questa notte
Notte cruda scannata sul rumore
Lucida e tagliente di parole
Sguainate come lame dagli abissi
Del livore. Voragine e crepaccio
Dove s’increspa l’ombra del dolore
Precipita la ghiaia dei giudizi

È notte sul frullato di banane
Dolce plasma rugiada di potassio
Medicinale candido e soave
Che spegne la mia sete artificiale
Ambrosia della palma e della luna
Sorriso della polpa e della buccia
Che ogni pegno ed ogni scaramuccia
M’aiuta a sopportare. E pietraie
Dove Odio raduna le sue mandrie
E serate dissolte ad aspettare
Che la cura agisse sul mio male
Notte oscura sovrana dei miei lupi
Squillo d’acqua filtrata dai dirupi
Risucchio spadaccino della vena
Artiglio voluttuoso della Belva
Che il gioco e la candela mi nasconde
Dentro i gorghi vermigli dell’amore
Cui m’avvito Derviscio danzatore
Lacci neri sul braccio della notte
Vibrisse prolungate sulla morte
Morte dell’aria morte del mio karma
Descritto tra le righe del pigiama
Pellegrino che irrompe nel mio dramma
Quando spillo di stella sullo schermo
Di tenebra m’accascio e stingo via

(Ma insolente nel ciclo circadiano
Rimango rifugiato come tigre
Di peluche nel parco inanimato)

Narici della notte come grotte
Sul volto scheletrito della morte
Morte del soffio morte dell’occaso
Travaso pettorale del monsone
Che vischioso s’espande nel mio fato
Quando nera pupilla di ciclone
Venticello mi sfiato e sbuffo via

(Ma imboscato nel nido del malato
Rimango accovonato come l’ago
Del pagliaio perduto e mai trovato)

Spiga su spiga sangue verso sangue
La triste mietitura della carne
Che lotta senza posa per restare
Reclama le sue rughe centenarie
Sorrisi sganasciati nel bicchiere
Artrosi cataratte e asciutte vene
E se proprio deve andare pretende
Per se stessa l’intero capezzale
Allora non è morte che ho sfiorato
A quest’ora sfocata della notte
Ma nevose montagne dello Sherpa
Che passo dopo passo ho superato
Fedele scalatore del mio inganno

*