Una poesia originale e nuova, a tratti quasi pittorica e di grande potenza evocativa, quella che il lettore riesce a cogliere in questa silloge vincitrice del concorso Rassegna di Letteratura 20/02/2002, indetto dalla Casa Editrice ArpaNet in collaborazione con Mondadori. La sua immediatezza è anche la sua autenticità, testimonianza di una vita sofferta, di esperienze reali qui sublimate in un canto di non resa.
M.J. |
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LAutore si presenta: Sono nato a Roma il 14/11/1957. Ho concluso gli studi classici, con la fortuna di aver conosciuto, nel triennio del liceo, come insegnante ditaliano e latino, la professoressa e poetessa Jolanda Insana, che certamente è riuscita a infondermi la sua forte passione per la poesia. |
La mia casa è infetta Parete calcinata Mattone pizzicato Fazioso e condannato. La mia casa è chiusa. Chiusa alla magia Chiusa al destino allospite inatteso Al portico al vetro A lampade nel retro. La mia casa è demenza Roipnol eroico dellinvadenza Clonazione del reale Lodore penetrante Sparato dalle fiale Soggetta alla carogna Seguace del rimorso Epidemia scommessa Di grazia e di conforto Bandoli e Matasse Nel feroce ordito dei bisogni Forzato tessitore dei miei sogni Ulisse il giorno Penelope la notte Facevo e disfacevo la mia sorte Ma al fuso sgangherato di cotenna Conocchia ed arcolaio di Caienna Dove il Tempo dipana la sua tela Sarrende la farfalla della seta Banane Luminose È denso vorticare questa notte Notte cruda scannata sul rumore Lucida e tagliente di parole Sguainate come lame dagli abissi Del livore. Voragine e crepaccio Dove sincrespa lombra del dolore Precipita la ghiaia dei giudizi È notte sul frullato di banane Dolce plasma rugiada di potassio Medicinale candido e soave Che spegne la mia sete artificiale Ambrosia della palma e della luna Sorriso della polpa e della buccia Che ogni pegno ed ogni scaramuccia Maiuta a sopportare. E pietraie Dove Odio raduna le sue mandrie E serate dissolte ad aspettare Che la cura agisse sul mio male Notte oscura sovrana dei miei lupi Squillo dacqua filtrata dai dirupi Risucchio spadaccino della vena Artiglio voluttuoso della Belva Che il gioco e la candela mi nasconde Dentro i gorghi vermigli dellamore Cui mavvito Derviscio danzatore Lacci neri sul braccio della notte Vibrisse prolungate sulla morte Morte dellaria morte del mio karma Descritto tra le righe del pigiama Pellegrino che irrompe nel mio dramma Quando spillo di stella sullo schermo Di tenebra maccascio e stingo via (Ma insolente nel ciclo circadiano Rimango rifugiato come tigre Di peluche nel parco inanimato) Narici della notte come grotte Sul volto scheletrito della morte Morte del soffio morte delloccaso Travaso pettorale del monsone Che vischioso sespande nel mio fato Quando nera pupilla di ciclone Venticello mi sfiato e sbuffo via (Ma imboscato nel nido del malato Rimango accovonato come lago Del pagliaio perduto e mai trovato) Spiga su spiga sangue verso sangue La triste mietitura della carne Che lotta senza posa per restare Reclama le sue rughe centenarie Sorrisi sganasciati nel bicchiere Artrosi cataratte e asciutte vene E se proprio deve andare pretende Per se stessa lintero capezzale Allora non è morte che ho sfiorato A questora sfocata della notte Ma nevose montagne dello Sherpa Che passo dopo passo ho superato Fedele scalatore del mio inganno |