Fili Blu

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Un documento toccante, questa raccolta di lettere dal carcere. Storie di uomini e donne che stanno pagando duramente per l'errore commesso, per un attimo passato di smarrimento. Il racconto di un'esistenza di dolore, di angoscia e di solitudine, ma anche i pensieri di chi non vuole rinunciare alla speranza di una vita ancora possibile, da ricominciare, "oltre le mura". Particolarmente significativa è la lettera di José, prigioniero francese in un carcere di Bangkok e malato di tubercolosi, che qui vi propongo in lettura nella sua versione integrale.

M.J.

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"Chi soffre profondamente acquista una maturità diversa, una forte consapevolezza. I cari pensieri rimuginati "tra le mura" finiscono col ricondurre a quei valori di umanità e dignità che è necessario difendere e riaffermare anche a costo di gravi disagi, accettando situazioni incerte e dolorose.
Devo molta gratitudine a queste persone che ho conosciuto in carcere. Perché nei nostri colloqui e poi nel rapporto epistolare, attraverso le loro parole, i loro silenzi, mi hanno fatto capire che, quanto più si è isolati ed indifesi, quanto più le prove sono dure, tanto più la vita deve continuare, e infondere speranza in sé e agli altri."

Athe Gracci

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"Spediti all'inferno come anime morte, umiliati e mutilati, braccati e perseguitati, fuori dal branco senza terra né mare, scavano nell'anima e trovano germogli di fiori, semi fruttuosi che il pregiudizio non ha castrato. Sentono, così, senza vedere e senza bisogno di raschiare in fondo al cuore il dolore delle foglie che seccano e delle stelle che si spengono, ma ancor prima la sofferenza degli altri uguali e diversi.
Verso questi agnelli smarriti, che per lo più la legge - cioè la morale contro i diversi - ha imprigionato come diavoli, non vado incontro abbarbicata nell'inumano egoismo, forte della volontà di trovare una chiave d'accesso nelle vie tortuose dello sgomento e della solitudine. Il coraggio di rischiare l'impopolarità (come per Athe Gracci) pur di dare un modesto contributo a chi subisce e patisce il regime coatto si rinnova costantemente alla luce dello spirito di solidarietà e della ricchezza di sensibilità nei confronti dell'alterità che i reclusi spesso insegnano. A tanti di loro, grazie."

Alessandra Truscello

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Lettera di José

Bangkok, 15 giugno 1997

Buongiorno,

Mi scuso di non aver scritto prima, sono imperdonabile, ma rassicuratevi, non vi ho mai dimenticata. Come potrei dimenticare una signora così gentile? Io non dimentico mai le persone con cui ho avuto buone relazioni. Spero che anche voi non mi abbiate dimenticato.
Durante il periodo che sono stato in prigione a Pisa voi mi avete aiutato moralmente, ero il solo francese, mi sentivo solo in quella prigione e voi mi avete aiutato a rompere la monotonia carceraria. Come sapete sono stato liberato il 1° luglio 1994, non ho avuto occasione di dirvi arrivederci. I carabinieri mi hanno accompagnato alla frontiera francese e mi hanno messo sul primo treno per Marsiglia, in seguito ho preso un altro treno per Parigi. Sono stato una settimana a Parigi, poi ho comprato un biglietto aereo per andare a Bangkok per raggiungere mia moglie e mio figlio. Vi domanderete certamente perché non vi ho scritto prima, saranno presto tre anni che sono sortito di prigione.
Non vi ho scritto prima perché mi è capitato una brutta storia. Sono arrivato a Bangkok il 22 luglio '94, sono andato direttamente a raggiungere mia moglie e mio figlio. Una brutta sorpresa mi aspettava. Mia moglie aveva un altro uomo nella vita e non voleva rivedermi.
Credetemi, sono stato molto deluso di vedere che mia moglie non mi voleva più.
Ho dovuto affrontare l'uomo che viveva con mia moglie perché rifiutava di farmi vedere mio figlio, l'ho ferito al ventre con un coltello. Poi è arrivata la polizia, sono stato denunciato per aggressione e lesioni. Sono stato processato e condannato a tre anni e sei mesi di prigione.
Io non ho veramente fortuna, appena uscito di prigione in Italia eccomi di nuovo in prigione.
Sono riuscito a trovare il vostro indirizzo grazie a un prigioniero italiano che ha chiesto alla sua famiglia di far ricerche in tal senso; ciò ha richiesto molto tempo ma finalmente l'ho avuto.
Sono desolato di farvi sapere questa cattiva notizia, io che pensavo di non ritornare mai più in prigione.
Certamente è colpa mia, ma quell'uomo è stato aggressivo con me e soprattutto non voleva che vedessi mio figlio. Ciò mi ha messo in collera e avrei voluto ucciderlo, ma meno male che non l'ho fatto poiché avrei avuto l'ergastolo. In Thailandia la legge è severa, tre anni e sei mesi per aggressioni e ferite è molto, non mi hanno fatto un regalo. Sapete, la prigione in Thailandia è l'inferno, in Italia le carceri sono alberghi a 4 stelle in confronto a quelle tailandesi.
Per i primi sei mesi di detenzione avevo le catene di otto chili alle caviglie 24 ore su 24. Dopo sei mesi me le hanno tolte e mi sono sentito leggero come una piuma. Ho delle cicatrici sulle caviglie che terrò per tutta la vita.
Ma qui tutti i prigionieri devono tenere le catene ai piedi i primi sei mesi. Siamo trattati in modo veramente selvaggio. Si ha l'impressione di essere in un campo di rifugiati in Etiopia.
Viviamo in condizioni vicine alla sopravvivenza. Siamo 4000 prigionieri ammassati gli uni agli altri; obbligati a lavorare duramente 10 ore per giorno, i guardiani picchiano i prigionieri che non lavorano svelti, con dei bastoni di legno picchiano sul sedere con tutta la forza. Viviamo come cani in questa prigione. Ogni giorno ci sono prigionieri che muoiono per malattia, perché qui non c'è ospedale. Coloro che ricevono denaro dai loro amici possono vivere meglio. Con il denaro tutto si può comprare, anche la libertà; non c'è nulla di gratuito.
Per il vitto ci danno solamente due piatti di riso bianco, di cattiva qualità, al giorno. Non legumi né carne. Coloro che hanno soldi possono comprare del buon cibo, gli altri mangiano il riso bianco senza nulla. L'ambasciata di Francia dà 200 franchi al mese per ogni prigioniero francese, qui siamo sette francesi. Siccome dobbiamo comprare il mangiare ogni giorno, duecento franchi non bastano. Un Kg di carne costa presso a poco 40 franchi. Con 200 franchi possono vivere appena una settimana facendo economia. Purtroppo non ricevo altro denaro perché non ho amici fuori che mi aiutano e non ho voluto dire a mia madre che sono in prigione di nuovo perché l'avrebbe fatta diventare pazza. Le ho scritto che sono diventato buddista e che sono in un tempio in tailandia. Non le voglio dire nulla, non voglio che sia infelice. Ha assai problemi con me, preferisco mentirle. Sono tre anni ad agosto, è lungo. Ho qualche amico fuori ma nessuno mi aiuta. Nessuno mi scrive, voi sapete quando si è in prigione gli amici si dimenticano e nessuno vi aiuta. Non sono veri amici quando si è in prigione. In questa prigione ognuno è per sé, nessuno aiuta nessuno. Ognuno vive solo nel suo angolo e non divide mai il cibo. Le sigarette sono un lusso di prima classe. Ci sono prigionieri che ricevono pacchi ma non danno mai nulla. Ho visto gente picchiarsi per recuperare una cicca di sigaretta per terra. E' veramente miseria totale in questo buco da topi.
Ogni Natale la Croce Rossa internazionale dà un pacco per ogni prigioniero straniero, è la festa di Natale ma non per molto. Certi mesi vi è un'epidemia di tubercolosi in prigione. Amnesty International è stata messa al corrente di questa epidemia, sono venuti dei medici per fare dei test perché la tubercolosi è contagiosa e siccome viviamo gli uni sopra gli altri è facile prendere la malattia di un vicino.
Hanno scoperto che il 18 per cento di prigionieri avevano la tubercolosi. Cattiva notizia per me: sono positivo alla tubercolosi, tossisco molto e ogni tanto sputo sangue, ma posso curarmi facilmente poiché è all'inizio. Sono dimagrito e peso 52 Kg, non mangio abbastanza e la tubercolosi fa dimagrire. Mi hanno dato delle medicine che devo prendere ogni giorno, ma questo trattamento non è efficace. Vi sono farmaci efficaci ma non sono gratuiti e bisogna pagarli di tasca propria. Inoltre, di regola i guardiani della prigione vogliono guadagnarci sopra. Il trattamento completo costa circa 2000 franchi. In città, ma nella prigione domandano 3500 franchi. Ciò è molto per un prigioniero.
L'Ambasciata di Francia a Bangkok mi dice che la cura gratuita è buona, nella prigione vi sono molti che l'hanno rifiutata perché sanno che è una cattiva cura. Insomma, credo che la cura a pagamento potrebbe guarirmi meglio e più rapidamente.
Sono riuscito a pubblicare gratis un annuncio in un giornale cattolico in Francia (il Pellegrino), per chiedere dei soldi e avere un aiuto economico. L'hanno pubblicato il 18 maggio scorso, spero di avere presto risposta. Io non so bene cosa fare per trovare denaro e ho pensato all'annuncio.
Ho scritto anche ad altri giornali. Sono caduto in basso, devo mendicare per vivere, è la prima volta che mi capita.
Vorrei chiedervi un favore, potete provare a fare un annuncio su giornali italiani o francesi per una colletta? Forse avrò la fortuna di trovare persone che mi danno un po' di denaro per vivere in questa prigione. Fate come potete, ma senza darvi troppa pena per me.
In ogni caso vorrei corrispondere con voi, scrivervi ogni tanto. Ho molte cose da raccontarvi: in questa prigione ogni giorno capita qualcosa di strano, cose che è meglio non dire. A parte ciò spero che stiate bene e che la salute sia buona. Quando vi ho conosciuta eravate una donna energica e in piena forma. Spero che sia sempre così.
In prigione mi avete insegnato molto bene l'italiano. Vi sono diversi prigionieri italiani con me, ogni tanto parliamo italiano e mi dicono che lo parlo bene. Spero che un giorno potrò passare le vacanze in Italia, che amo molto. Il mio avvocato italiano mi ha detto di non ritornare in Italia perché sono stato diffidato dal soggiornarvi, ma un giorno vi tornerò clandestinamente o con nome falso. Per ora sono in prigione, posso dimenticare le vacanze, ma presto sarò libero e la vita ricomincerà. Per ora la mia preoccupazione è di cercare di sopravvivere a questo inferno e non diventare pazzo, poiché vi sono molti che diventano pazzi qui.
Spero di avere presto vostre notizie, se vorrete. Sono felice di aver ripreso contatto con voi, di avere ancora qualcuno con cui comunicare.
A presto.

José

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